“La vita è troppo breve, per bere del vino cattivo”
(Gotthold Ephraim Lessing)
Alla domanda perché proprio “SlowDiet”, la risposta non può che essere: “Perché no?”. Dove sta scritto, infatti, che non possa esistere una modalità più rispettosa, piacevole ed appagante di perdere peso? Abituati come siamo a cercare di ottenere tutto e subito, fatichiamo a immaginare che proprio una dieta possa essere condotta in assoluta tranquillità, senza assilli di alcun genere e soprattutto con riguardo a quegli aspetti ritenuti, a torto, poco consoni al desiderio di un peso accettabile. Paradossalmente siamo un po’ tutti complici nel considerare il dimagrimento una pratica che deve essere sbrigata nel più breve tempo possibile e soprattutto “costi quel che costi”. Può anche andare bene così, ci mancherebbe altro, solo che così facendo rischiamo di bruciare tutte le nostre aspettative nel volgere di pochi mesi, visto che la smania di raggiungere nel più breve possibile il peso ideale spesso conduce alla ripresa dei chili persi in tempi altrettanto rapidi.
Certo non ci sogneremo mai di trafficare per fare in modo che i risultati arrivino artificiosamente con il contagocce. Ciò che è importante, infatti, non è la lentezza a tutti i costi ma la serenità, l’assenza di assilli e il sentirsi sempre a proprio agio, che è ciò che spesso manca quando ci si mette a dieta. Nessuno ci corre dietro, per cui è inutile avere fretta. Prendiamoci tutto il tempo e la serenità necessari per non perdere mai il sorriso: non è una corsa a tempo e neppure contro il tempo quella che ci si accingiamo a fare.
Niente fretta, dunque, in generale, ma anche e soprattutto ai pasti. “SlowDiet” vuole essere anche un invito a riscoprire le sane abitudini che i nostri genitori ci hanno insegnato e che in nome del progresso abbiamo ormai smarrito: mangiare con calma; gustare ogni boccone; masticare a lungo prima di inghiottire… Visto che oggigiorno l’imperativo è fare in fretta, anche ai pasti, “SlowDiet” significa prendersi i propri tempi, innalzare una barriera insonorizzante tra noi e il mondo perché almeno durante i pasti non esistano imperativi ma solo piacevolezza.
“SlowDiet” anche per un altro motivo, ovvero per mettere ordine alla nostra alimentazione e un po’ a tutto il nostro stile di vita… non solo al nostro peso. Perché la buona intenzione di perdere chili non rimanga fine a sé stessa, ma rappresenti un’opportunità per prendersi cura di noi in modo più esteso e completo, occorre concedersi un pochino più di tempo, non fosse altro che per interiorizzare meglio qual è e quant’è importante la posta in palio. Perdere dieci o venti chili in fin dei conti è facile: difficile è capire cosa sia bene veramente per noi.
Del resto ci vuole tempo anche per imparare più cose possibili sull’alimentazione: non vorremo mica ridurre tutto ad un menù da seguire per tutta la vita? Anche se in genere tutta la vita spesso significa alcuni mesi, al massimo un anno, cioè il tempo necessario per sfiancarsi e ricominciare a mangiare come sempre. Se stiamo leggendo queste note è perché probabilmente (fatte le dovute eccezioni) abbiamo sbagliato qualcosa nel nostro modo di alimentarci: è pertanto tutto il nostro modo di mangiare che deve essere rivisto, in modo critico e coscienzioso, imparando il più possibile circa l’alimentazione e rigettando l’idea che basti un programma alimentare a metterci in condizioni di non riprendere i chili persi.
Il tempo che ci vuole, tutto fatto con calma, la salute come vero obbiettivo, imparare a mangiare bene… basta così? In verità c’è anche un’ultima cosa: “SlowDiet” e la tartaruga sono stati scelti anche per sottolineare la massima distanza dalla cultura imperante del “Fast food”, accettabile a piccolissime dosi (soprattutto in ossequio ai nostri bambini che tanto adorano mangiare porcherie) ma che in piccolissime dosi deve restare, soprattutto in riverenza alle nostre sane abitudini mediterranee. Abbiamo la cucina più ricca e salutare del mondo, apprezzata in tutto il pianeta, possibile che si debba chinare il capo anche in questo campo?
Per concludere: a chi si rivolgono queste righe? Ovviamente a chi ha qualche chilo da perdere (senza sottilizzare sulla quantità di questi chili) ma anche a quanti abbiano a cuore la propria salute e desiderino imparare qualcosa in più sull’alimentazione e magari anche su sé stessi. Non si può parlare, infatti, di alimentazione senza parlare dell’uomo in generale, perché si rischierebbe di lasciare fuori una parte troppo importante del discorso. Va pertanto bene mettersi a dieta, però con la dovuta coscienza, evitando di impugnare un menù, fosse anche scritto dal più eminente nutrizionista, dimenticandosi quel che si è, cioè esseri fatti di carne ed anima e pertanto attratti da tutto ciò che è bello ed è buono.
Affrontare una dieta col sorriso è sicuramente un “concetto che la mente non considera”. Tuttavia è anche un concetto che potrebbe rivoluzionare il modo di osservare un “regime alimentare meno disinvolto”, perché ci consentirebbe di vedere tutto in modo più gradevole e accattivante. In definitiva ciò a cui punta lo “SlowDiet”: take it easy, take your time.