Il movimento non fa male, anzi: evita di essere accomunati alle piante grasse!
Il movimento ha da sempre caratterizzato la vita dell’uomo e, più estesamente di tutti gli animali. Credo che non sia un mistero il fatto che l’uomo, avendo fatto tesoro di quanto fosse faticoso muoversi con le proprie gambe, abbia cercato al più presto di sbarazzarsene, limitando i movimenti “naturali” il più possibile. Ha cercato e, per inciso, c’è riuscito benissimo.
Del resto, fateci caso: appena appena ci si riesce, salendo gradino dopo gradino le gerarchie lavorative, l’attività fisica viene bandita dalla propria vita quotidiana, al punto tale che per molti si renderà necessario cercare di trovare un po’ di tempo libero per potere sopperire a queste limitazioni. Questo, però, lo fanno in pochi. La maggior parte delle persone, stanche del troppo lavoro (e li capisco benissimo) non hanno più le nergie mentali sufficienti per mettersi a fare un po’ di sano movimento. In pratica: fatica zero, meglio così!
Da bambino trovavo imbarazzante il fatto che per l’uomo non esistesse una categoria a parte e che fossimo tutti accomunati nello stesso regno animale: noi, i tonni, i lemuri e i lombrichi. Almeno questa era per me una valida classifica in grado di rappresentare il disagio di appartenere ad un regno non popolato esattamente da quelle creature al fianco delle quali avrei gradito essere catalogato. Piccola postilla: al momento dell’insorgenza del presente pensiero mi trovavo in quinta elementare ed i draghi, con i quali avrei spartito la copresenza nel regno, erano già stati classificati nel genere fantasy, per cui non c’era animale abbastanza affascinante da non considerare un affronto l’appartenenza allo stesso regno.
Oggigiorno, visto l’andamento delle cose, mi sembra che appartenere al regno animale rappresenti già una magnanima concessione: visto lo scarso movimento che facciamo c’è il rischio di essere retrocessi al regno vegetale.