Esistono tanti metodi per valutare il peso ideale di una persona. Ce ne sono alcuni che hanno superato l’età dei datteri, tanto che potrebbero tranquillamente essere considerati oltre l’età pensionabile. Date un’occhiata su internet alle immagini dei vari Paul Pierre Broca, Martin Bernhardt ed Adolphe Quételet per accorgervi di come appartengano ad altri tempi, sia loro che le loro formule. A questa pagina de “Il manuale di sopravvivenza per dimagranti” potete trovarle tutte e rendervi conto di quanto siano approssimative e poco attendibili. Ciò nonostante, molte persone vi si affidano ancora ciecamente, con la conseguenza che i risultati, presi per oro colato, siano in realtà quanto di più distante dal preciso e dal personalizzato. Al top della categoria piazzerei il Body Max Index, un metodo che, ad onta del nome altamente trendy, nascendo nel lontano 1830, è prossimo a compiere ben duecento anni. L’innegabile pregio del BMI è costituito dal fatto di essere utilissimo in termini statistici nell’ambito di osservazioni di campioni molto grandi (in tal senso è imbattibile e rappresenta ancora, dopo tanti anni, lo standard di riferimento. Sperare, però, che basti dividere il proprio peso per il quadrato della propria altezza per avere informazioni sul proprio peso è totalmente anacronistico, non essendo, il metodo in questione, in grado di differenziare una massa muscolare pronunciata da un altrettanto pronunciata pinguedine, elementi che possono produrre lo stesso valore di BMI, ma con implicazioni estetiche e di salute completamente differenti.
Accanto a questi metodi sorpassati, ci sono strumenti che, al contrario, sono estremamente innovativi, presentano margini di precisione altissima, sono innegabilmente fichissimi, ma sono sostanzialmente appannaggio di grandi strutture, le uniche che possono permettersi macchinari con costi di sei cifre. Si tratta di macchine in grado di valutare con accuratezza estrema la composizione corporea, tuttavia con costi allucinanti e pertanto inavvicinabili.
Cosa possiamo trovare nello studio di un povero dietologo di Vimercate?
In primo luogo il vecchio ma pur sempre valido plicometro, che rappresenta uno strumentino in grado di dare ottimi risultati, anche se non in tutte le persone… In secondo luogo l’impedenzometro (identico a quello della foto), che rispetto al plicometro è in grado di dare molte più informazioni e, data l’integrazione con l’apposito software PC, permette di visualizzare magnificamente la situazione rilevata. Vantaggi e svantaggi dei due metodi? La plicometria è meno precisa ma meno sensibile: significa che non dà risultati accurati come l’impedenzometria, ma risente meno di fattori ambientali che possano influire sui risultati (sudorazione profusa estiva, presenza di placche di metallo, assunzione di cibi e bevande particolari). Di contro, l’impedenzometria è imbattibile in condizioni standard, senza cioè le circostanze, per altro molto poco frequenti, di cui sopra. Diciamo che, in linea di massima, i due strumenti possano essere considerati ottimi soprattutto se integrati. Una condizione che magnifica questa integrazione è, paradossalmente, quella in cui la plicometria porge il fianco ad una condizione difficilmente esplorabile, ovvero la “merlite”, che è quello stato, tipico dei maschi un po’ agée, in cui a fronte di due gambette fini, fini, l’addome è, eufemisticamente, pronunciato. Ecco, in questi casi, se provate a pizzicare la pancia vi accorgerete che, nonostante le aspettative, la pelle pizzicabile è proprio poca cosa. Non c’è dunque grasso? Certo che c’è, però è tutto sotto gli addominali e pertanto al di fuori della portata del plicometro. Essendo, viceversa, raggiungibili da parte dell’impedenzometro, questi vengono impietosamente messi in evidenza e, proprio la differenza di risultato tra i due metodi, mette in grande risalto come molto grasso si trovi proprio laddove meno dovrebbe stare: sugli organi interni.
Ma come funziona un’impedenziometro? Semplice, una corrente non avvertibile passa ed esamina tutte le resistenze presenti nel corpo: acqua, muscoli, grasso… La presenza di otto punti di contatto, due per ciascuna mano e ciascun piede, consente di specificare la distribuzione del grasso e dei muscoli per una più completa conoscenza della composizione corporea e della relativa distribuzione.
E come funziona, invece, la plicometria? Si pizzica la pelle in determinati punti e si inseriscono i valori ottenuti in una complessa formula che restituisce il valore della massa grassa, solo quella, ma vi assicuro che è già molto. E per fortuna i calcoli li fa il computer, altrimenti sarebbe dura.