La Zona prende il proprio nome da un concetto farmacologico molto importante: ovvero che la concentrazione di un farmaco nel sangue, per essere efficace senza essere dannoso, debba trovarsi in una finestra piuttosto stretta al di sotto della quale sarebbe inefficace e al di sopra nocivo. Questa finestra, in campo farmacologico, prende, appunto, il nome di Zona.
Come qualsiasi farmaco, anche il cibo va introdotto nel corpo umano in quantità e tempi ottimali, perché proprio lui (almeno secondo il farmacologo americano Barry Sears, l’inventore della dieta “Zona”) sarebbe il farmaco più potente al mondo, in grado di favorire o sfavorire lo stato di salute dell’organismo attraverso una serie di induzioni che hanno come ultimo effetto l’equilibrio degli eicosanoidi.
Per ottenere questo particolare “stato di grazia”, sarebbe sufficiente garantire ad ogni pasto (colazione e spuntini compresi) una proporzione ottimale tra i vari costituenti alimentari, in modo che tutti gli ormoni attivati a catena dal cibo si trovino in perfetto equilibrio: prima l’insulina e il glucagone, che vengono direttamente attivati da carboidrati e proteine, e poi gli eicosanoidi, che vengono attivati da insulina e glucagone.
La proporzione che consentirebbe questo stato di equilibrio è 40/30/30, ovvero: 40% delle calorie derivante da carboidrati; 30% da proteine e 30% da grassi. Si parla pertanto di Kcal e non di grammi, aspetto molto importante per non rischiare di compilarsi una dieta troppo “grassa”.
Queste percentuali si discostano tangibilmente dalle proporzioni tipiche delle diete tradizionali, tuttavia l’aspetto che più di ogni altro differenzia la dieta “Zona” rispetto a quest’ultime è che non sia sufficiente un complessivo bilanciamento nell’arco della giornata, ma che occorra un bilanciamento ad ogni pasto. Questo aspetto rappresenta un elemento dalla doppia valenza, dato che se da un lato avere indicazioni precise può essere per molti un elemento indispensabile per sentirsi a proprio agio nell’esecuzione di una dieta, dall’altro lascerebbe ancora vincolati al calcolo delle calorie, cosa che secondo alcuni studi (vedi dietaGift) sarebbe un orpello superabile grazie a scelte oculate degli alimenti.
– In termini di qualità, la dieta “Zona” definisce la preferibilità degli alimenti in base al loro indice glicemico, la loro “naturalezza” e la loro salubrità. Bene o male si tratta dei cibi ai quali ormai ci siamo abituati a concepire come “buoni”, “cattivi” e… “medi”.
Tra i carboidrati si possono mangiare senza problemi la frutta e la verdure (tranne quella da limitata) più l’avena; viene chiesta moderazione per pasta, riso, pane (in pratica i cereali e i loro derivati possibilmente integrali) e la frutta e verdura più “zuccherina” (patate, zucca, carote (cotte), barbabietole, banane, anguria, cachi, uva secca, datteri secchi e i fichi secchi); si preferisce evitare i prodotti dolciari e le bibite zuccherate.
Tra le proteine sono considerati favorevoli l’albume, il pesce, le carni bianche, i crostacei, la bresaola e i latticini composti prevalentemente da proteine che da grassi); viene chiesta moderazione per altri affettati e per la carne rossa purché privati dal grasso e la carne e il tonno in scatola; da evitare tutto il resto.
Tra i grassi sono principalmente considerati favorevoli l’olio extravergine di oliva e la frutta secca.
– In relazione alla quantità, iniziamo a dire che il termine utilizzato come termine di grandezza dei pasti “Zona” è il blocco, che corrisponde a circa 100 kcal: per esempio un pranzo da 4 blocchi corrisponde a 400 kcal. Ogni blocco è costituito da un miniblocco di carboidrati, uno di proteine ed uno di grassi. Considerando il frazionamento accennato di 40/30/30, ciascun miniblocco sarà costituito da 9 grammi per i carboidrati, 7 grammi per le proteine e 3 grammi per i grassi. Secondo il precedente esempio: 400 kcal corrispondono a 4 blocchi e quindi a 4 serie di miniblocchi e pertanto 36 g di carboidrati, 28 g di proteine e 12 g di grassi.
– In riferimento al frazionamento dei blocchi nel corso della giornata è bene non digiunare per più di 5 ore, fare colazione entro mezz’ora dal risveglio, e fare uno spuntino entro la mezz’ora prima di coricarsi, avendo cura di prevedere più blocchi nella prima parte della giornata e meno nell’ultima.
Fermo restando che la cosa migliore sarebbe provare a gestire la propria alimentazione secondo le indicazione della “Dieta di segnale”, ecco un esempio in grado di chiarire quanto esposto in riferimento ad una dieta da 15 blocchi:
3 blocchi per colazione;
1 blocco a metà mattina;
5 blocchi a pranzo;
1 blocco a metà pomeriggio;
4 blocchi a cena;
1 blocco dopo cena.
Per quel che riguarda il tipo di blocchi di ciascun pasto si rimanda al sito www.viviazona.it, la community della dieta a Zona: completo, ben fatto e soprattutto gestito dagli stessi utenti.