“Hey Yo Lay….Lah Lay Loy Lah Hey Yo …Hay Yo Lay… Lah Lay Loy Lah”
“O Grande Spirito, la cui voce sento nei venti ed il cui respiro dà vita a tutto il mondo, ascoltami.”
“Hey Yo Lay” (Sacred Spirit)
Ovvero del bisogno che abbiamo di una guida
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Bene, giunti a questo punto della serata, o della lettura per te che stai seguendo la performance comodamente dalla tua poltrona, ci tocca affrontare la parte tanto attesa: quella del manuale vero e proprio.
Cortesemente chiedo il massimo silenzio.
Grazie.
Abbassiamo le luci sul palco, come si conviene all’argomento, facciamo partire la base new age, che fa molta atmosfera ed ora, come tocco finale, facciamo scendere dall’alto le candele che lasciamo sospese a mezz’aria.
Ok: tre, due, uno, rimettiamo tutto al proprio posto: via le luci, la musica lagnosa e le candeline perché noi siamo scienza e non fantascienza e parliamo solo di argomenti con una solida base scientifica e corroborati da studi condotti dai più eminenti scienziati.
Parliamo dello Spirito Guida!
Sull’esistenza dello Spirito Guida non esistono dubbi e le evidenze scientifiche ci dicono quanto segue:
ogni essere umano ha a disposizione, fin dalla nascita, uno Spirito Guida d’ufficio pronto all’uso e che non ha bisogno di alcuna attivazione;
la percentuale di spiriti guida disoccupati o sottoccupati supera di gran lunga quella degli spiriti guida in servizio. Se ne deduce che molti non sanno di avere a disposizione uno Spirito Guida tutto per sé e che pertanto la maggior parte degli Spiriti Guida percepisce uno stipendio senza realmente svolgere la propria attività;
ogni persona ha il diritto di sostituire lo Spirito Guida base, con uno Spirito Guida di propria scelta, senza alcuna spesa e con diritto di recesso se non pienamente soddisfatta;
In considerazione di quanto detto sopra, direi che sia auspicabile prendere contatto con il nostro Spirito Guida e, per fare questo, il secondo passo da compiere è quello di dargli una consistenza accettabile, ma soprattutto qualificante. Il primo sarebbe quello di soprassedere agli aspetti razionali evitando qualsiasi dubbio circa il fatto che immaginare uno Spirito Guida possa determinare il rischio di essere considerati un po’ disturbati: in effetti, di solito, la fase dell’amico immaginario termina verso la quinta elementare…
Secondo quanto scritto dall’eminente Arthur Block [e chi è ‘sto Block?] [Quello delle leggi di Murphy.] [Ahhhh] nel suo fondamentale “Il libro che vi cambierà la vita, se ci credete” con gli occhi chiusi ci si riesce meglio. Pertanto per prima cosa chiudiamo gli occhi e cerchiamo di ottenere il giusto silenzio interiore. Senza esagerare, altrimenti si parla di sonno.
Raggiunto un adeguato livello meditativo, possiamo iniziare a visualizzarlo. Trattandosi di uno Spirito Guida, fatto di Guida ma soprattutto di Spirito, converrebbe che non fosse rappresentato da un essere tutt’ora vivente; tuttavia, consistendo (bel paradosso per uno Spirito) in una nostra evocazione assolutamente privata, nessuno ci vieta di sfruttare all’uopo anche persone tutt’ora in circolazione: tanto chi se ne accorgerebbe? Questa possibilità viene ammessa anche per evitare che qualcuno forzi la mano al fato per ovviare all’impossibilità di scegliere come Spirito Guida una persona ancora un po’ troppo in carne ed ossa.
Diversamente nessun limite per avi trapassati, personaggi celebri che hanno lasciato questa simpatica valle di lacrime, animali dal significato totemico e molto altro. Possono andare bene miti del recente passato, come per esempio cantanti e attori che hanno incarnato, secondo il nostro personalissimo giudizio, qualità adeguate a fungere da nostri tutor spirituali, oppure che, anche in assenza di queste qualità, possono risultare, a vario titolo, di sprono o di conforto.
Ampia scelta, pertanto, nel novero delle persone meritevoli defunte o che ancora devono defungere.
Può andare bene Elvis Presley, per esempio, con il suo sorriso accattivante e nella sua celeberrima tutina alla Elvis, quella bianca con i lustrini e il bavero rialzato, per intenderci. Ovviamente da preferire nella versione giovane, un po’ meno nella versione di fine carriera, troppo cupa e poco incoraggiante.
Accettabile anche Marylin Monroe, preferibilmente vestita, giusto per non essere troppo distratti dalle sue fattezze piuttosto che dalla sua vitalità.
Vanno benissimo anche personaggi storici, con un aura sicuramente più marcata, se comunque si ritengono in grado di rappresentare virtù rinforzanti o fornire stimoli imitativi.
Socrate sarebbe perfetto per quanti cercassero uno stimolo alla coerenza nella condotta, mentre Cleopatra andrebbe bene come incentivo verso il punto d’arrivo.
Gli animali vanno altrettanto bene degli uomini e delle donne del passato (o del presente) purché li si scelga con un minimo di coerenza con il loro compito. A tale riguardo scarterei: serpenti, maialini, buoi e koala. Eviterei anche i gatti soprattutto se accompagnati a volpi.
Block, dal canto suo, consiglia di diffidare dalle guide con benda sull’occhio e gamba di legno, cappelli puntuti, corna, denti mancanti o ferite purulente.
Bene, ora che abbiamo scelto il nostro Spirito Guida dobbiamo cercare di raffigurarcelo per benino, magari ricorrendo ancora una volta al buio interiore (ok, basta la penombra): potrebbe esserci d’aiuto fornirgli magari un minimo di contestualizzazione. Non sta a me dare indicazioni a riguardo, solo abbiate cura che sia adeguato per lo Spirito Guida scelto: è lì che dovrà stare nei prossimi mesi, quindi che sia almeno confortevole.
Bene, ce l’avete quasi fatta: il contatto è pressoché stabilito e non vi resta che rivolgervi a lui e confidare nel suo aiuto. E non ponetevi il problema che il vostro Spirito Guida possa essere stato opzionato anche da altri, perché saprà sicuramente essere all’altezza del suo compito anche se impegnato su più fronti, perché uno Spirito Guida, per definizione, sa come si fa, punto primo perché lo Spirito Guida è lo Spirito Guida, con entrambe le iniziali maiuscole, secondo perché lo Spirito Guida non è una vera e propria creatura, un essere immateriale fatto di sola anima, ma è semplicemente la saggezza superiore che tutti abbiamo dentro di noi e che rappresenta uno strumento dì conoscenza intui¬tiva di ciò che è giusto o sbagliato.
Del resto uno Spirito Guida che cos’è se non una proiezione del nostro io più profondo e migliore? Lo Spirito Guida siete voi, la parte più saggia e più consapevole di voi, che semplicemente abbiamo mascherato da Spirito Guida per farla venire allo scoperto.
Avrete sicuramente fatto caso che spesso la parte migliore di noi non prende realmente il comando delle operazioni, ovvero viene soffocata da ogni altra componente della nostra multiforme personalità. Ecco, quello che spero riusciate a fare con tutto questo sproloquio sullo Spirito Guida è rendervi conto che così come sareste stati disposti ad ascoltare un improbabile Elvis o un altrettanto poco credibile Marylin, potete imparare ad ascoltare il vostro io interiore che, a sua volta, deve imparare a parlarvi. In altre parole dovete diventare la guida di voi stessi, il vostro coach che vi accompagna nell’impegno che vi siete preposti.
E non ponetevi il problema di come si possa essere un buon coach senza averne le competenze. In realtà non ci serve poi tanto: basta avere, nei nostri confronti, l’atteggiamento che avremmo nei confronti di una persona cara. È impressionante la differenza esistente tra il modo di far fronte alle difficoltà altrui e le nostre: di fronte alla stessa situazione riguardante terzi siamo estremamente costruttivi, confortanti, incentivanti, incoraggianti, rassicuranti e via dicendo, mentre nei nostri confronti si scatenano sentimenti meno favorevoli quali insoddisfazione, deprezzamento e svalutazione.
Essì che non si tratta di sostenere chissà quale sforzo o fingere chissà quale simulazione: si tratta solo di essere corretti e riservare a noi stessi lo stesso trattamento che concederemmo a chiunque altro: giubilo per il raggiungimento di buon risultato, ammirazione per la dimostrazione di impegno, incoraggiamento in caso di insuccesso.
Impariamo ad essere noi i primi estimatori di noi stessi, pronti ad ogni piccolo successo per sottolineare le nostra bravura e rimarcare il buon esito dei nostri impegni. Non dobbiamo avere paura di essere sfacciati, perché si tratta di qualcosa che resta tra noi; per di più il proprio è il complimento più importante perché è quello più inatteso, visto come siamo sempre critici e pronti a sminuire i nostri buoni risultati. E non dobbiamo attendere di conseguire risultati di chissà quale portata per concederci un attestato di stima: basta qualche etto in meno sulla bilancia.
Essere una buona guida di se stessi, inoltre, significa anche sapere affrontare correttamente le difficoltà e in particolar modo gli insuccessi, soprattutto in considerazione del fatto che sono questi ultimi a causare gli abbandoni.
In un infinità di campi si parla di “gestione degli errori” ovvero l’attenzione a che gli errori non si trasformino in disfatte al punto di trasformare, in breve, una marcia trionfale in una vera e propria debacle. Questo avviene perché si è talmente abituati a veder scendere il peso che, non appena le cose vanno storte, si scatenano i classici pensieri negativi che dovremmo invece imparare a tenere a bada: “lo sapevo che non poteva durare”; “sono un incapace”; “anche questa dieta non funziona”… Il punto è che a non funzionare non siamo ne’ noi ne’ la dieta: semplicemente non siamo abituati ad affrontare correttamente gli errori e gli insuccessi. Ma gli errori e gli insuccessi sono una benedizione divina! Sono quanto di più utile e importante si possa incontrare sul nostro cammino, perché ci permettono di toccare con mano i nostri limiti così da superare i preconcetti e le prefigurazioni con cui iniziamo ogni percorso ed approdare ad una modalità che avevamo snobbato perché ritenuta inutile.
In altri termini: comprensibilmente ognuno di noi affronta il mondo e le circostanze nel modo che ha appreso nel corso della sua vita, sia in termini generali che particolari. Fare una dieta è uno di questi casi: quando si inizia si pensa che lo svolgimento possa essere solo di un tipo oppure non essere: o un percorso perfetto e senza errori oppure nulla. E invece è normale che ci siano degli intoppi e che il peso possa in determinati periodi anche risalire. Va benissimo, è normale: non dobbiamo pensare che sia l’anticamera dell’abbandono, ma solo un intoppo transitorio.
Dobbiamo imparare che gli errori non solo possono, ma devono far parte della nostra esperienza, perché ci svelano i punti di maggior difficoltà e ci permettono di imparare a superarli.
È questo il primo consiglio di questa parte estremamente pratica: riconoscere l’importanza di essere il principale coach di sé stessi! Sicuramente staremo a cuore a molte persone, però non possiamo rinunciare ad averci a cuore pure noi, anzi, soprattutto noi: assumiamo pertanto il ruolo di leader più positivo e propositivo che ci possa essere e con questo spirito facciamo in modo che non venga mai a mancare il sostegno più importante… il nostro.
E, mi raccomando, non buttate via del tutto la figura dello Spirito Guida, perché potrebbe anche rivelarsi destramente comodo: potrete sempre addossargli ogni colpa nel caso le cose andassero male.
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