“Corri ragazzo vai e non fermarti mai”
Orzowey (Oliver Onions)
Ovvero del mondo e del uomo che sono cambiati… e quanto “che sono cambiati”.
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Sarà stato anche bello come il sole, con quel visino delicato e le guanciotte rosee e prive di peli, ma verosimilmente la considerazione più gentile per quel neonato tanto diverso dagli altri deve essere stata: “È strano un botto!”.
A memoria nessun Erectus si era mai presentato tanto diverso come quel neonato in cui si iniziava già a scorgere un principio di mento mentre le arcate sopraciliari non si intravedevano per nulla.
Crescendo, poi, i dubbi circa la sua natura si saranno anche moltiplicati, visto la scarsa tendenza a coprirsi di peli e quella testa tanto grossa rispetto al faccino così delicato.
Certo che però di stoffa ne doveva avere, perché imparava tutto molto più velocemente degli altri bambini e si mostrava anche molto più curioso e intraprendente. E la stoffa era quella di un capo, non c’era dubbio: molto più abile nel gestire il fuoco e con più inventiva nell’ideare trappole e tecniche di caccia, sapeva orchestrare a meraviglia ogni attività e grazie al pensiero anticipatorio, prevedere molto meglio come affrontare le avversità.
Lui, anzi, noi! in poche generazioni, portammo l’uomo ad un livello di competitività insostenibile da parte di qualsiasi altro essere vivente: ormai nessun altro animale poteva confrontarsi con noi e pure gli animali più forti e temuti dai nostri predecessori Erectus potevano ritenersi al sicuro da noi: eravamo veramente l’ira di Dio del creato.
Instancabili e irriducibili, continuavamo a vivere secondo la nostra natura di cacciatori e raccoglitori ereditata dai nostri progenitori, ma ora con un arma in più: un organismo più performante e meno bisognoso di cibo.
Per centonovantamila anni abbiamo vissuto così, poi attorno a dieci mila anni fa abbiamo iniziato a creare i primi insediamenti urbani, che ci hanno progressivamente catalizzato con la speranza di una vita meno incerta di quanto meritasse la nostra intelligenza. Sempre più pastori e agricoltori, abbiamo comunque continuato a vivere in base a “la nostra vera natura, che è quella di cacciatori, raccoglitori (quindi faticatori indefessi) ma soprattutto parchi consumatori di cibi naturali, ricchi di fibre, adeguate quantità di proteine e limitatissime quantità di grassi. Sì, lo so, mi sto citando da solo.
Da questo punto di vista anche con la rivoluzione industriale le cose sono cambiate solo marginalmente, primo perché il fenomeno dell’industrializzazione ha avuto un progresso lento, anche se inesorabile, secondo perchè a causa della pesantezza del lavoro continuavamo a fare una fatica becca per portare a casa la pagnotta che altro non era che “cibi naturali, ricchi di fibre, adeguate quantità di proteine e limitatissime quantità di grassi. (So anche questo: si chiama autocelebrazione.)
E siamo così arrivati nel ventesimo secolo, il secolo breve, per il quale le due guerre hanno giocato un ruolo importantissimo nel mantenerci in un regime alimentare di estrema precarietà, condannati, a questo punto, a cibi poveri e per di più razionati.
Poi, nella seconda metà del secolo: patapim, patapam! All’improvviso cambia tutto (e quando dico tutto, intendo proprio tutto).
Lavori sempre più sedentari, auto personale, ascensore, scale mobili, parcheggio sotto casa e sotto il luogo di lavoro, robot da cucina, lavastoviglie, lavatrice, asciugatrice, aspirapolvere automatica, tagliaerba a ciclo continuo… A qualcuno viene in mente qualcos’altro per sottolinear come siano cambiate le cose dai tempi in cui correvamo per la savana dietro le prede e possibilmente non davanti alle fiere? Come: la televisione? Nel senso che ci toglie la voglia di uscire a fare quattro passi anche quando potremmo? Ci può stare.
Meno, molta meno fatica quotidianamente ma più, molto più, molto ma molto più cibo ad ogni momento del giorno.
Una bella differenza rispetto alle origini, eh? Come stupirsi se è aumentato il numero degli adulti, dei bambini e degli adolescenti sempre più in sovrappeso: mangiamo quantità illimitate di cibo di dubbio valore reperite praticamente senza fatica.
“Il progresso della civiltà umana ha portato al prolungamento della speranza di vita e al miglioramento delle condizioni igienico sanitarie, al riconoscimento di diritti dell’uomo, alla maggior conoscenza delle risorse naturali e al miglioramento della qualità di vita generale” [Wikipedia] ma forse tutto potrebbe andare meglio se ci ricordassimo che ci siamo evoluti nella direzione opposta a quella che, improvvisamente, abbiamo iniziato a precorrere.
Concludiamo pertanto con la grande verità con cui ci tocca fare i conti: abbiamo un cervello modernissimo, con desideri e abitudini modernissime, alla guida in un corpo che vaga fieramente per il globo terracqueo già da duecentomila anni, allenato ad accontentarsi “di poche briciole, lo stretto indispensabile” – come direbbe quel simpaticone di Baloo del “Libro della Giungla” – e per di più costretto a spremersi come un limone per procurarselo.
Piccolo appunto conclusivo, giusto per non lasciare nulla nel cassetto: ma come facevano i mitici Erectus a pasteggiare a mammut oggi e domani e magari accontentarsi di bacche e lombrichi per il resto della settimana, visto che non poteva essere sempre festa e i mammut mica venivano a suicidarsi nottetempo nell’accampamento? Semplice, mettendo da parte l’eccesso di energia in appositi frigoriferini portatili chiamati adipociti dai medici e più volgarmente ciccia da tutti gli altri. Ebbene sì, quelle deliziose maniglie dell’amore che cerchiamo di portare con la massima disinvoltura anche se con risultati non sempre all’altezza delle aspettative, rappresentano il sistema più collaudato per mettere da parte scorte energetiche da utilizzare nel momento di carestia.
A questi depositi il nostro organismo tiene moltissimo al punto da non tollerare il fatto di doversene separare perché da sempre quel grasso rappresenta la miglior polizza assicurativa sulla salute in caso di digiuno forzato.
Come dite? che adesso esistono frigoriferi esterni e volendo anche barrette energetiche da tenere in borsetta, per cui non ha senso portarsi addosso scorte energetiche? Vero, ma avete idea di come si possa fare per farlo capire a 75 chili medi di materia lipoproteica che non possiede un cervello localizzato in ogni cellula? Il nostro corpo non conosce altro che ciò che è contenuto nel DNA e il nostro DNA è un DNA ottenuto da ben un milione e mezzo di anni di prova, confermato da duecentomila anni di conferma e solo una cinquantina d’anni di assoluta deviazione da una normalità perdurante da una vita.
Bene, direi che possiamo considerare concluso il capitoletto relativo al progresso come causa di sovrappeso: gran bella cosa il benessere che ci permettere di svegliarci al mattino senza l’angoscia di dovere iniziare a correre e ci permette di badare alle nostre necessità senza l’incubo di non riuscire ad arrivare vivi al termine della giornata. Peccato per quel che ne consegue.
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