Il Manuale di sopravvivenza per dimagranti ® – La trilogia dell’obbiettivo – Il peso ideale non esiste

“La donna ideale non esiste, forse è quella che non si ha”

“Amare, amare” (Andrea Mingardi)

 Ovvero che oltre a babbo natale e agli alieni sta a vedere che anche il peso ideale non esiste.

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Signore e signori, madame e monsieur, damen und herren, se manuale di sopravvivenza deve essere, che manuale di sopravvivenza sia!

Pertanto ecco il consiglio definitivo: per essere certi di sopravvivere ad una dieta, in assenza di serie e gravi motivazioni, non fatela!

Sì lo so, lo abbiamo già detto, e già nella precedente occasione si è elevato un discreto brusio di disapprovazione, tuttavia visto che il contesto è diverso lasciatemelo ripetere: a meno che non sia assolutamente necessario non mettetevi a dieta! Lo dico contro i miei interessi che con la dietologia ci devo pagare il mutuo.

È per voi che lo dico, per il vostro bene, perché sono sicuro che tempo pochi secondi dalla decisione di iniziare una dieta già sarete lì a tormentarvi l’anima con le solite tre domande da cento milioni di dollari: “Qual è il mio peso ideale?”; “Quanto tempo ci metterò per raggiungerlo?” e per finire: “Ce la farò a perdere tutti questi chili?”

Eh, ma questo è puro masochismo: probabilmente il dietologo non ha ancora dato alcuna indicazione alimentare e già si sta affrontando col pensiero scenari lontanissimi che ancora non ci appartengono e forse non ci apparterranno mai.

Come dite? che se siete arrivati fin qua non posso liquidare la faccenda in questo modo? Ok, d’accordo: poiché avete deciso di non ascoltare il mio consiglio, facciamo che non vi abbia detto nulla (però poi non venite a lamentarvi che non vi abbia avvisato), allacciamoci le cinture di sicurezza e partiamo finalmente con il primo dei tre capitoli che compongono questa inedita trilogia: “la trilogia dell’obbiettivo”!
Partiamo subito col botto, ovvero con la quinta legge del dottor Lice applicata alla dieta: “il peso ideale non esiste”.

Oddio, non che non esista una condizione fisica ottimale, fatta di perfetto equilibrio tra massa grassa e massa magra.

Credetemi, sono costernato, ma se sulla possibilità di conoscere l’end point del vostro percorso avete basato tutta la vostra determinazione per affrontarlo, fatevene una ragione: non c’è nessun peso ideale da raggiungere, almeno nella forma universalmente riconosciuta come “peso perfetto”. Per essere più preciso il peso perfetto esisterà anche ma è tutt’altro dimostrato che sia possibile definirlo.
Cercherò di concretizzare la mia affermazione, iniziando a chiedervi di definire il vostro peso ideale utilizzando le più comuni formule per la determinazione del peso perfetto. Da parte mia inserirò il mio peso ideale teorico definito dalle varie formule: se non siete troppo pigri fate anche voi lo stesso esercizio.

– Formula di Lorenz
Peso ideale Uomini = altezza in cm – 100 – (altezza in cm – 150)/4
Peso ideale Donne = altezza in cm – 100 – (altezza in cm – 150)/2

– Formula di Broca
Peso ideale Maschi = altezza in cm – 100
Peso ideale Femmine = altezza in cm – 104

– Formula di Wan der Vael
Peso ideale Uomini = (altezza in cm – 150) x 0,75 + 50
Peso ideale Donne = (altezza in cm – 150) x 0,6 + 50

– Formula di Berthean
Peso ideale = 0,8 x (altezza in cm – 100) + età/2

– Formula di Perrault
Peso ideale = Altezza in cm – 100 + età/10 x 0,9

– Formula di Keys
Peso ideale Uomini = (altezza in m)² x 22,1
Peso ideale Donne = (altezza in m)² x 20,6

– Formula di Travia
Peso ideale = (1,012 x altezza in cm) – 107,5

– Formula di Lanzolla
Peso ideale Uomini con polso > 20 cm => Peso = 75 x altezza (m) – 58.5
Peso ideale Uomini con polso 16-20 cm => Peso = 75 x altezza (m) – 63.5
Peso ideale Uomini con polso < 16 cm => Peso = 75 x altezza (m) – 69.0
Peso ideale Donne con polso > 18cm => Peso = 68 x altezza (m) – 51.5
Peso ideale Donne con polso 14-18 cm => Peso = 68 x altezza (m) – 58.0
Peso ideale Donne con polso < 14 cm => Peso = 68 x altezza (m) – 61.0

Come sono andati i conti? Anche a voi a fronte di alcuni risultati sostanzialmente ravvicinabili altri sono completamente diversi?

Arrotondando i risultati i miei sono: 83, 84, 84, 88, 90, 95, 99 e 101 con una media di 90,5. Dite un po’, quale valore secondo voi è da considerare buono? Io proporrei quello più vicino al peso posseduto, però non vorrei sembrare troppo facilone. E comunque uno a zero per la mia affermazione e palla al centro.

Passiamo adesso a qualcosa di più sofisticato di questi metodi empirici “Old Economy” e prendiamo in esame metodi più evoluti come l’impedenzometria e gli altri evolutissimi strumenti fantastici e meravigliosi, in grado di definire la percentuale di massa grassa e massa magra, che per altro è definibile con buona approssimazione anche con un modello matematico sviluppato dalla marina americana, lo US Navy Body Fat Calculator:

Uomini = 495 / (1,0324 – 0,19077 (log (vita – collo)) 0,15456 (log (altezza))) – 450
Donne = 495 / (1,29579 – 0,35004 (log (vita + fianchi – collo)) 0,22100 (log (altezza))) – 450

Anche qui, però, c’è un aspetto controvertibile: una volta determinata la composizione corporea, chi ci viene a dire se questa sia corretta o no? Perché una volta determinata la percentuale di massa grassa, avremo poi bisogno di qualcuno che ci dica quanta di quella massa sia accettabile e quanta no. E questo non è facile perché attraverso quali parametri stabiliremo lo spartiacque tra poca, giusta, accettabile, abbondante, troppa e straesagerata?

In teoria ci sono almeno due aspetti che si intersecano nella determinazione dei valori ideali: la salute e la bellezza.

La salute pone come riferimento i rischi dovuti al sovrappeso e cerca, in poche parole, di identificare il peso al di sopra del quale aumenta il rischio di incorrere in coccoloni di vario genere. Il problema, però, è che non esiste linearità tra mortalità e sovrappeso, nel senso che il rischio per la salute aumenta con l’aumentare dei chili dapprima in misura minore e poi in misura sempre maggiore. Cosa significa? Significa che visto il sovrappeso è un fattore di rischio per gli accidenti cardiocircolatori prevalentemente in riferimento ai pesi più alti, con un po’ di pancetta non si rischia poi gran che di più rispetto ad un peso assolutamente perfetto. In altri termini si può vivere tranquilli e felici anche senza diventare dei figurini con la tartaruga in bella posta. E in ogni caso è evidente che non sia possibile trovare un valore singolo che rappresenti il rischio minore possibile.

Visto che il parametro della salute non ci è stato d’aiuto, proviamo a testare il parametro estetico, anche perché di solito sono poche le persone che si accontentano di assumere come termine di paragone il riferimento medico. Facciamo un test in sala: coraggio, tutti con la mano sul cuore e si alzi chi è attirato dalla taglia 42 (o chi per essa). Ora chi è attratto semplicemente da un fatto di salute! Risultato senza storia.

Ecco che qui però ci addentriamo nel campo delle cento pertiche, perché nel riferimento estetico subentrano criteri tutt’altro che oggettivi, per nulla parametrizzabili e pertanto difficili da quantificare: per esempio io trovo che siano più gradevoli sia le donne che gli uomini senza spigoli, mentre il mondo è pieno di individui che preferiscono il contrario, e non sono neppure pochi quelli che vorrebbero poco da certe parti e tanto da altre… in definitiva viene confermata la mia tesi che un numero magico preciso e inequivocabile che esprima il peso ideale non esista.

Cosa facciamo? Continuiamo? Ok, infondo perché accontentarci di un due a zero se possiamo fare cappotto?

Stavolta però la prendiamo dalla parte opposta e ci chiediamo: se il peso ideale non esiste, cos’è che esiste? Ve lo dico io cosa esiste: esiste un range di possibilità, una sorta di “più o meno”, che sarà sicuramente meno evocativo di un numero fittizio mutuato da elementi personali e da suggestioni collettive, ma che almeno sarà più corrispondente alla realtà. Perché, che ci crediate o meno (ma io vi inviterei a sostenere la prima ipotesi), il sovrappeso è soprattutto una condizione mentale in cui le aspettative sono determinate dal confronto della propria immagine reale con quella ideale che risiede nella nostra immaginazione; in altre parole, il peso ideale non esiste se non nel nostro immaginifico personale come frutto dell’impietoso accostamento della sensazione di disagio attuale al ricordo di un benessere sperimentato in passato piuttosto che all’aspettativa di un benessere futuro.

Inizio però a sentire del brusio in sala, segno che l’argomento sta diventando noioso quel che basta per richiedere un cambio di marcia. Passiamo pertanto al lato pratico e diamo le direttive di sopravvivenza.
Cambio pagina, please.

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