È del 1975 la Pubblicità Progresso antitabagismo, con la quale ha iniziato a prendere corpo in Italia la coscienza collettiva di un problema che non poteva più essere rimandato: il fumo ed i danni ad esso correlato.
Chi a quei tempi c’era, ricorderà senz’altro lo slogan, decisamente azzeccato (“Chi fuma avvelena anche te, digli di smettere”), in grado di mettere in guardia tanto i fumatori quanti i non fumatori, introducendo un concetto fino ad allora non del tutto acquisito dai più e, cioè, che anche il fumo passivo può essere letale.
Beh, saranno state le campagne a favore della disassuefazione dal fumo, piuttosto che il divieto di trasmettere pubblicità di sigarette, o ancora la l’eliminazione del fumo dai luoghi pubblici e dai posti di lavoro, sta di fatto che la percentuale dei fumatori, dagli anni 60 ad oggi, si è sostanzialmente dimezzata.
Ora, passare dal 42% del 1964 al 18% del 2014 (dati USA tendenzialmente in linea con i nostri) rappresenta sicuramente un risultato strepitoso, che lascia però un filo di perplessità: accidenti, ci sono voluti cinquant’anni! No, dico: cinquant’anni, mica un paio. Cinquant’anni di continui e costanti richiami. Cinquant’anni in cui si è fatta a tutti una capa tanta circa gli effetti devastanti del fumo. Cinquant’anni che, parola di Woody Allen, hanno portato gli americani a intravedere nelle compagnie produttrici di tabacco il male presente nell’URSS degli anni novanta. Cinquant’anni in cui, ogni cittadino non fumatore si sentiva in dovere di apostrofare chiunque fumasse nei suoi paraggi, tanto per difendere la propria salute quanto per ergersi a paladino della salute pubblica.
Ed il punto è proprio questo: quando inizieremo a percepire anche la buona alimentazione come un valore da difendere e da diffondere, e la cattiva alimentazione come una pessima abitudine da avversare, stigmatizzare e disincentivare tanto quanto il fumo?
Visto i danni che sta producendo, mi auguro che venga presto il tempo in cui, a tavola, ci si senta in dovere di ammonire un commensale troppo vorace esortandolo ad una condotta più salutare tanto quanto lo si potrebbe fare con un fumatore. Dite che non lo si farà mai? Io spero di sì, ma soprattutto spero che per far dimezzare la percentuale di persone obese, come è successo con i fumatori, non ci si metta cinquant’anni.