Comunicare con il Dr Lice

Il dr Lice è contattabile:
- telefonicamente, via sms e via WhatsApp tramite il numero 3683231411;
- via mail all’indirizzo [email protected].
Attenzione, però, perché mentre il telefono resterà acceso fino alle 20 per rispondere ad eventuali urgenze, mails e messaggi WhatsApp verranno letti esclusivamente al mattino e nelle ore di ambulatorio.
Come mai questa bizzarra scelta oraria per l’uso di mails e WhatsApp? Se siete curiosi di saperlo, oppure non lo siete ma, del resto, in questo momento non avete molto altro da fare, seguitemi.
Una volta non c’erano mezzi di comunicazione. Zero assoluto. Chiunque ne avesse bisogno, di solito quando proprio non ne poteva più, prendeva le proprie doloranti membra e le portava al cospetto del divino. Tutto veniva fatto “live” perché non c’era altra possibilità. Altri tempi.
Poi arrivò il telefono, che permise di chiedere lumi al divino di cui sopra direttamente dal divano di casa (magari anche per faccende non del tutto indispensabili). Certo, una pancia dolorante mica la si poteva tastare via cavo, tuttavia tutta una serie di incombenze potevano iniziare ad essere maneggiate a distanza. Si trattava per lo più di indicazioni procedurali e comunicazioni rassicuranti in caso di qualche linea di febbre, di un mal di schiena transitorio o di qualche paturnia passeggera.
Vantaggioso per entrambi, il telefono permetteva di evitare ore di coda in ambulatorio e ridurre il carico di visite per il medico. Iniziava, però, ad aumentare per quest’ultimo il carico di lavoro complessivo a causa della maggiore raggiungibilità.
Oggi, nell’era dell’ipercomunicazione, modalità più smart e più friendly permettono di accedere al nume in qualsiasi momento (credetemi, qualsiasi) e per qualsiasi necessità percepita come tale (anche qui credetemi, qualsiasi), basta che ci sia campo: bisogno di consigli, necessità di conferme o di rassicurazioni, richieste di farmaci o di esami, presa visione degli stessi una volta eseguiti… In linea di massima, cose tendenzialmente adeguate, che fino a qualche annetto fa sarebbe stato assolutamente impensabile affrontare comodamente da casa e adesso ci sembrano assolutamente normali e naturalmente in linea con i tempi.
Mail e WhatsApp elevano all’ennesima potenza i benefici introdotti dal telefono in termini di ore di coda e carico di visite evitate. Epperò, elevano all’ennesima potenza anche il rischio di sbrocco dell’esimio scrivente.
Per farla breve, ci sono alcuni punti critici. Direi sostanzialmente due: un numero monstre di messaggi e il loro arrivo a tutte le ore.
Paradossalmente, del punto uno ne sono ben felice e pure un po’ orgoglioso: non è straordinario poter evitare perdite di tempo per espletare pratiche che non richiedano la propria presenza? E non è eccezionale liberare tempo da mettere a disposizione di quanti necessitano di maggior attenzione e dedizione “live”? Per non parlare della libidine di inviare un messaggio e, taaaac, vedere comparire quanto richiesto sul proprio smartphone più velocemente di Amazon Prime.
Proseguiamo pertanto ad adoperare questi strumenti fantastici e meravigliosi, anzi incrementiamone l’uso, amici miei, perché, con il loro impiego, siamo veramente al top!
Per quel che riguarda il secondo punto, la situazione cambia radicalmente, perché veramente i messaggi non finiscono mai di arrivare, tipo Call Center imbizzarrito, attivo tutto il giorno, con il telefono che frulla nelle tasche, in modo continuo (e anche un po’ imbarazzante, se vogliamo). La grande facilità di utilizzo dei dispositivi elettronici e l’abitudine ad usarli con disinvoltura costituiscono la cuccagna per chi i messaggi li scrive ma, sicuramente, non per chi li riceve, soprattutto se esiste un’asimmetria assoluta tra il numero potenziale di persone che scrivono (millecinquecento e rotti) e quello delle persone che leggono (uno, e per di più a rischio di rottura).
Ora, se a quanto detto si aggiungesse che la stragrande maggioranza dei messaggi è costituito da richieste consapevolmente dilazionabili (“Appena può, potrebbe…”), converrete con me che la creazione di fasce dedicate alla lettura dei messaggi mail e WhatsApp, come detto al mattino e nel corso dell’ambulatorio, sia una scelta più che condivisibile per evitare che il dr Lice viva, metaforicamente, col camice addosso e, letteralmente, il telefono in mano.
E quindi? Continuate pure a scrivere ogni volta che volete e all’ora che più vi aggrada, solo mettete in conto che se scrivete al di fuori di certi orari, ci sarà un po’ di ritardo nella risposta. Del resto, una volta finito l’ambulatorio che ci posso più fare? Mica sono Mandrake!
Un’ultima raccomandazione ed una postilla.
La raccomandazione: per cortesia, niente messaggi vocali! Zero! Lo so che per molti sono comodi e facili, però mentre a voce uno racconta un romanzo di un paio di minuti, testualmente il messaggio viene, miracolosamente, compresso in un WhatsAppino di una decina di righe al massimo. Oltretutto, se si considera che molto spesso un medico ha di fronte persone è evidente quale sia la forma più rispettosa. Facciamo che non ne inviamo più? Thank you.
La postilla: una volta inviata una richiesta, potete stare certi, diciamo al 97,5 per certo, che arriverà quanto domandato. A questo punto direi di non attendere messaggi tipo ok, ricevuto, vai trà e robe così: al primo passaggio in studio successivo all’invio del messaggio arriverà direttamente la ricetta elettronica agognata… tadààà!
Bene, direi che anche questa impresa sia compiuta. Ora la buona volontà di metterci il massimo dell’impegno per far funzionare tutto nel migliore dei modi.