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“Take it easy, take it easy
Don’t let the sound of your own wheels drive you crazy”
(“Non te la prendere, non te la prendere
Non lasciare che il suono delle tue stesse ruote ti faccia impazzire”)
“Take it easy” (Eagle)
Ovvero del fatto che sia molto meglio prendere le cose in maniera “morbida”.
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Contrariamente a quello che si possa immaginare la dieta non è poi quella cosa così importante. Certamente ha il suo bel da dire se si vuole cercare di perdere peso, tuttavia non darei alla dieta un valore così grande. La dieta è un pretesto, nulla di più e prima ce se ne rende conto, prima si riesce a fare il salto di qualità necessario per rendere duraturi i risultati ottenuti. Al contrario la dieta non deve prevedere tempi e durate: ci metteremo il tempo che ci vuole.
Sicuramente tutto ciò ha un significato che è quello di partire tranquilli, ovvero senza porsi scadenze che ci condizionino al punto da rendere ogni cosa pesante e fastidiosa. A conti fatti la dieta si fa quando non c’e’ niente di meglio da fare, il che significa prendersela con tutta la calma necessaria per affrontare un viaggio verosimilmente lungo. Tanto lungo che potrebbe rendersi utile la presenza di un angelo custode tutto per noi, una figura capace di appoggiarci lungo il nostro percorso per facilitarne la percorrenza.
Ciò che importa è che alla fine ci siano tanti vantaggi per tutti, segno che un buon peso sia veramente un toccasana per chiunque lo possieda. E poiché ci vorrà qualche tempo prima di raggiungere l’obbiettivo ricordiamoci che non ha senso vivere con fisso in mente il numero relativo al traguardo; molto meglio pensare prima al peso da ridurre e poi al peso da raggiungere.
Quindicesimo giorno – La dieta è un pretesto
La dietologia, in un’ipotetica classifica delle scienze inesatte, si attesta verosimilmente al vertice della categoria. Se così non fosse, come potrebbero esistere questa pletora di teorie tanto diverse tra loro? Ciò non di meno, se la dietologia fosse una scienza esatta, chi si avvicina al mondo delle diete dovrebbe approcciarsi in un modo standardizzato, ottimale e produttivo. Cosa che non accade.
Verosimilmente il problema nasce dal fatto che si sovrappone la figura del dietologo a quella di qualunque altra figura medica, per cui si identifica nella dieta redatta dal dietologo l’analogo della terapia prescritta da qualsiasi altro medico. In attesa di “una compressa ogni 12 ore” ci si accontenta di “80 grammi di pasta a pranzo e 200 grammi di pesce a cena”, con l’inevitabile falsa partenza, tra l’altro duplice: ridurre tutto il discorso a seguire un menù ed eleva una dieta ad un ruolo eccessivo.
Il primo consiglio per partire bene è considerare la dieta poco più di un passaggio obbligato o un pretesto utile per raggiungere un modo di alimentarsi il più possibile adeguato ma anche gratificante.
Dare troppo credito ad una dieta significa, viceversa, partire col piede peggiore. E la fregatura è che è proprio questo il piede con cui normalmente si parte. Per non rischiare di essere frainteso lo ribadisco: la dieta non è altro che il transito obbligato verso un diverso modo di intendere l’alimentazione. Conferirle una funzione maggiore ci lascerebbe inevitabilmente al palo di un percorso di crescita non solo utile ma anche interessantissimo: l’equivalente di una cintura bianca nelle arti marziali, sostanzialmente quella che serve per tenere su le braghette. Non dobbiamo fare la dieta, ma imparare a mangiare meglio.
La prima cosa da fare, iniziando una dieta è porsi una domanda sulla sua funzione e su ciò che sarà: tiranna della nostra vita o opportunità per incontrare e magari adottare un nuovo stile di vita?
Sedicesimo giorno – Il tempo che ci vuole
Sicuramente tra tutte le domande che ci si pone iniziando un’avventura come questa, una delle più ricorrenti è “quando arriverò al peso ottimale?” proprio la domanda sbagliata nel momento meno indicato.
A parte il fatto che per rispondere ad una domanda del genere occorrerebbe essere un indovino… resta il fatto che porsi una simile domanda nasconda in primo luogo un insidioso tranello, che e’ quello che fa credere che un percorso di riordino della propria vita possa essere considerato valido solo una volta arrivati ad un determinato peso in un onorevole lasso di tempo. Niente di più sbagliato! Pensare costantemente al risultato finale lascia sempre un senso di incompiutezza, come dire che solo una volta che il peso ottimale sarà raggiunto potremo dirci soddisfatti. E invece no! Le buone sensazioni vanno apprezzate fin dall’inizio, con la prima discesa, altrimenti come si potrà vivere serenamente? Tra l’altro chi è in grado di definire correttamente qual è il tempo adeguato in riferimento al peso da perdere?
Il tempo, cosa difficile da accettare (ingannati come siamo dalle moderne logiche pervase da concetti quali ottimizzazioni, scadenze, ecc…), è una risorsa. Più marcatamente: il tempo è il nostro principale alleato, perché ci concede continue proroghe allo scopo di non farci sentire in colpa se non abbiamo ottenuto il risultato sperato nel tempo ipotizzato. Dimentichiamoci sia il quanto (peso) che l’in quanto (tempo) e viviamo tutto con estrema serenità: quel che non abbiamo perso oggi lo perderemo tranquillamente domani o dopodomani.
Piuttosto che sprecare la nostra forza di volontà per seguire magistralmente una dieta, impegnamoci a ribaltare i nostri punti fermi (sbagliati) su cui intendiamo costruire tutto il nostro percorso, facendo in modo che la risposta a “quanto tempo ci metteremo?” sia fin dall’inizio: “tutto il tempo che ci vuole”.
Diciassettesimo giorno – Partire tranquilli
Avvicinarsi a qualsiasi impegno comporta un carico di tensione determinata dall’importanza che viene data al risultato ambito. In particolare se c’è una cosa che rischia di diventare una terribile fonte d’ansia questa è proprio la rincorsa del peso ideale, laddove il proprio sovrappeso sia vissuto emotivamente in chiave negativa.
È importante, viceversa, partire con estrema serenità, mettendo da parte ogni forma di tensione riguardante il giudizio che ci si può sentire addosso per il fatto di essere in sovrappeso e per il fatto di non riuscire a non esserlo. Probabilmente, buona parte della difficoltà ad accettare serenamente il sovrappeso è la diffusa credenza che il sovrappeso sia legato ad una voracità insaziabile. Anche se siamo entrambi convinti che questo non sia vero (e cioè che sono piuttosto le persone magre a mangiare all’eccesso) può capitare di sentirti addosso il peso del giudizio altrui circa il fatto di essere etichettabile come “mangiatutto”. Questo non solo è sbagliato è soprattutto controproducente: non bisogna pertanto dare ai chili in più una connotazione morale, perché il sovrappeso non è una colpa ma solo la conseguenza di un metabolismo rallentato. Anche se molte persone lo fanno, evitiamo di partire con il patema tipico di molti inizi di dieta, e cioè il timore di non farcela e subire di conseguenza l’ennesimo giudizio di incapacità, ma partiamo con estrema serenità. Del resto nel mondo non esistono persone normali ma infinite persone che differiscono per qualcosa e il peso corporeo non rappresenta l’elemento diversificante più importante. In alte parole cercheremo di raggiungere un buon peso per piacere nostro e sicuramente non per dimostrare chissachè a chissachi…
Facciamoci subito una grossa cortesia: buttiamo via qualsiasi brutto sentimento di inadeguatezza, spirito di rivalsa o timore del fallimento e cerchiamo di affrontare il percorso con estrema serenità a trecentosessanta gradi.
Diciottesimo giorno – La dieta si fa quando non c’è niente di meglio da fare
Tutto ciò che noi facciamo lo possiamo fare motivi diversi: per amore, per passione, per necessità, per dovere, per denaro… allo stesso modo possiamo farlo con spirito differente; con piacere, con sopportazione, con forza d’animo, con naturalezza. Ogni modo di fare nasconde vantaggi ma anche svantaggi.
Fare le cose spinti dalla forza di volontà, per esempio, conduce sì a risultati brillanti ed anche importanti, ma produce anche una fatica che mal si sposa con la necessità di proseguire con le attenzioni alimentari una volta raggiunto il peso ottimale. È, pertanto, proprio il caso di intendere in questo modo il percorso di dimagrimento? Purtroppo per molte persone il binomio è inscindibile: dieta e forza di volontà sono facce della stessa medaglia e di conseguenza imprescindibili l’una dall’altra. Va benissimo, non è un problema: se fa parte della nostra natura non è certo il caso di snaturarci. Il discorso cambia per tutti quelli che stringono i denti giusto in occasione del tentativo di perder peso, non perché ciò faccia parte della propria natura, ma perché si è convinti che così vada fatto.
Il punto, però, è che non è detto che sia così che vada fatto, anzi, al contrario, è proprio così che non va fatto.
Espressioni come “mettercela tutta”, “forza di volontà” e “determinazione” rischiano di appesantire a tal punto il cammino da renderlo fastidioso. Piuttosto si dovrebbe essere sempre molto sereni e impostare fin dall’inizio la dieta in modo adeguatamente morbido, seguendola con il dovuto grado di fantasia e capacità di personalizzare i propri piatti, ma soprattutto solo quando non è previsto nulla di più piacevole o interessante (il che riguarda la maggior parete dei pasti).
Non capita spesso di sentir un dietologo che si esprime in questi termini, eppure questo dovrebbe essere uno dei capisaldi di ogni percorso di dimagrimento: la dieta si segue quando non si ha nulla di meglio da fare.
Diciannovesimo giorno – Un angelo custode tutto per te
Indipendentemente dalla modalità scelta per perdere peso, aggressiva piuttosto che rilassata, potrebbe rivelarsi una mossa vincente quella di coinvolgere una figura amica nella nostra intenzione di perdere qualche chilo, in modo da avere sempre al nostro fianco qualcuno su cui contare nel corso del nostro cammino.
Certo, rivelare la propria intenzione di mettersi a stecchetto può rappresentare un’arma a doppio taglio, un boomerang, cioè, pronto a ritorcersi contro di noi in qualsiasi momento, per esempio sotto forma di indebite intrusioni nella nostra privacy, mai ritenuta tanto importante come quando ci si trovi di fronte ad uno stuzzicante diversivo alla dieta. In realtà quello dell’occhio indiscreto non sarebbe neanche il peggio: in caso di rallentamenti delle performance o, cosa peggiore, di abbandono ci troveremmo anche nell’imbarazzante necessità di giustificarci per non essere riusciti a raggiungere l’obbiettivo.
Ma con ciò? I benefici dell’interessamento di una persona cara alla nostra iniziativa sono talmente più ragguardevoli degli effetti collaterali, che non ha proprio senso metter in dubbio l’applicabilità del consiglio.
Cosa debba fare poi il nostro “vice” lo potremo decidere con lui (o lei) tranquillamente, anche in base al tipo di rapporto e al luogo di confronto: diverso è il proprio partner rispetto ad un collega di lavoro. Sicuramente l’aspetto fondamentale della questione è il vantaggio di non trovarsi completamente soli ad affrontare un impegno come quello di perdere peso che, soprattutto per il fatto di non risolversi in tempi brevissimi, rischia di sfiancare chi lavora “in solitaria”.
Cerchiamo una persona che ci sgravi un po’ del nostro carico e ci aiuti ad affrontare l’impegno preso in maniera più piacevole e serena, in base al tipo di rapporto e con riguardo alle rispettive sensibilità (più avanti avremo modo di parlare più approfonditamente anche di questo). Cerchiamola fin da subito, però.
Ventesimo giorno – Pensare prima al peso da ridurre e poi al peso da raggiungere
Il peso ideale rappresenta la fantachimera di tutti i dimagranti di tutti i tempi, ovvero il numero magico che tanto ha fatto, fa e farà soffrire quanti scoprono o decidono di non essere adeguatamente in forma. Ma è proprio il caso?
Quale che sia l’entità del sovrappeso, il fatto di prefigurarsi un obbiettivo numerico rischia di trasformare una tranquilla passeggiata non competitiva, in una vera e propria impresa agonistica in cui esistono solo due possibilità: l’arrivo al traguardo o l’abbandono prima del termine. Purtroppo questa modalità è tutt’altro che produttiva al punto che sarebbe meglio liberarsene fin dall’inizio per gestire il percorso in modo più sereno. Ok, ma come? molto semplicemente buttando metaforicamente via il foglietto con il peso ideale per dimenticarselo e non rischiare di provarselo dietro. Tra l’altro parlando di dietologia e non di matematica, quale grado di predittività può avere un numero stimato con qualsivoglia strumento, tradizionale o innovativo che sia, all’inizio di un percorso tutt’altro che lineare? Sicuramente non assoluto, per cui vale la pena affidare il tempo seguente alla ricerca di un numero che potrebbe anche rivelarsi inesatto?
Ricapitolando: a cosa serve fissarsi un punto d’arrivo, se non a recriminare per il tempo che ci si mette a raggiungerlo e rammaricarsi per la lentezza con cui i chili scendono? Situazione assolutamente differente ponendosi un altro numero quale punto di riferimento, ovvero quello del peso da cui si parte: in questo caso sì, che anche il più piccolo risultato restituirà gioia e soddisfazione.
Meglio pertanto pensare al peso di partenza piuttosto che al peso a cui arrivare perché in questo modo si potrà esultare veramente per ogni chilo perso senza subire la tentazione di penare pensando ai chili mancanti.
Ventunesimo giorno – Tanti vantaggi per tutti
C’è un aspetto che di solito non viene preso in considerazione approcciandosi ad una dieta e cioè il fatto che indipendentemente dal motivo per il quale abbiamo deciso di porre inizio a questo percorso, ogni altro vantaggio e beneficio arriverà di conseguenza.
Di fatto questa è una gran bella notizia, perché è come se venissimo omaggiati di una sorta di “compri uno e prendi dieci”, perché tanti (ma anche di più) sono i vantaggi di un peso migliore:
1. negli anni il peso aumenterà complessivamente meno;
2. insieme al peso si riduce il rischio di molte patologie;
3. seguendo un programma alimentare corretto si eliminano vari disordini alimentari;
4. gli esami del sangue hanno molte probabilità di migliorare;
5. le comuni attività quotidiane diventeranno meno faticose con un peso minore;
6. pesando meno, quando questa arriverà, si affronterà meglio il naturale disagio dell’età avanzata;
7. Il ritorno al peso ideale restituirà un’immagine più gradita e gratificante;
8. nel caso il soprappeso creasse difficoltà nelle relazioni sociali, il raggiunto normopeso aiuterà moltissimo;
9. l’avvenuto successo e la capacità di possedere finalmente un peso ottimale sarà per te un iniezione di autostima;
10. nel caso fossero presenti o quando compariranno la riduzione del peso migliorerà il decorso di patologie coesistenti.
Tutto sommato un discreto affare, considerando che, in fin dei conti, non dovremo neppure fare una scelta tra quali benefici accettare e quali rifiutare. Piuttosto può avere la sua bella utilità rammentarsi ogni tanto che esistono tanti vantaggi, perché così si può far memoria di quanto il gioco valga ampiamente la candela.